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sabato 24 settembre 2011

Fumetto Work in progress - Parte 1

DALLA SCANSIONE AL FORMATO DI STAMPA

Buongiorno a tutti.
Sarò costretto nelle prossime righe a fare un piccolo resoconto del mio trascorso lavorativo, al fine di legittimare quanto proverò ad esporre più avanti. Lavoro da più di quattro anni presso le Edizioni Star Comics e svolgo il ruolo di grafico a 360° (impaginazioni, pubblicità, riviste, web, video) e di letterista. Ho dato i natali, nei limiti delle mie funzioni, a Cornelio: delitti d'autore, Pinkerton S.A., The Secret e altri progetti di prossima uscita.
Mi sono reso conto, ad un certo punto, di possedere alcune nozioni in grado di trasformare un'idea in qualcosa di più concreto. Le guide che ho intenzione di scrivere potrebbero essere rivolte anche ad autori professionisti, che magari disegnano paesaggi o azioni dinamiche mozzafiato, ma potrebbe avere lacune su aspetti più "freddi" e tecnici della lavorazione di un fumetto, che però non possono essere ignorati.
Invece l'utente ideale potrebbe essere colui che, aspirando ad entrare nel mondo dei fumetti, si ritrova tra le mani gli strumenti adatti a creare un prodotto professionale, quanto meno dal punto di vista del metodo e della sua presentazione.

Spero di non averla fatta troppo lunga, come si suol dire. Questa prima parte tratterà il processo di lavoro a partire dal formato della tavola, passando per la scansione, l'ingabbiamento e infine l'esportazione.
In futuro tratterò il lettering, l'impaginazione tramite Adobe InDesign e l'esportazione di un pdf pronto per andare in stampa.
Qualcuno dirà: "sì ma la storia chi la inventa? e chi la disegna?!". Ora mi chiedete troppo...

Si comincia! Per esporvi degli esempi pratici mi avvarrò di una tavola del buon Francesco Mucciacito, che in questo caso disegna il finale alternativo di The Secret che viene assegnato in premio a coloro che stanno risolvendo gli enigmi del gioco Apri gli occhi. La storia in questione è scritta da Giuseppe Di Bernardo e da me.

SCANSIONE
Questa è la tavola come è stata realizzata.


Di seguito la scansione vera e propria. I settaggi per una buona scansione sono:
risoluzione 600dpi o 800dpi / Scala di grigi

La tavola di per sé è molto pulita. I neri sono pieni e le parti bianche sono poco sporche, anche se un po' lo sono sempre, come vedremo in seguito. Ora la nostra attenzione deve focalizzarsi sul formato. A prima vista sembra che tutto sia perfetto, ma i problemi potrebbero spuntare quando questa tavola viene inserita all'interno della sua gabbia di riferimento. Anche se non l'ho premesso, ho dato per scontato che stessimo trattando albi del formato bonellide, quindi 16cm x 21cm.


I settaggi in Photoshop per creare un corretto file adatto ai nostri scopi sono:
dimensioni 16,6cm x 21,6cm / risoluzione 600dpi / Metodo di colore Scala di Grigio 8bit



La risoluzione può arrivare fino a 1200dpi, ma non se viene lasciata in Scala di grigio. Le dimensioni sarebbero troppo alte, a fronte di un aumento di qualità quasi impercettibile. 1200dpi si utilizzano per tavole che vengono poi passate a BITMAP. Quest'ultimo metodo serve ad eliminare qualsiasi tipo di sfumatura tra il nero e il bianco. Se provate a farlo con una tavola acquarellata verrà completamente sfigurata, mentre se lo applicate su una tavola pulita come il nostro esempio, la differenza sarà minima. Diciamo che è una scelta di "cuore".
0,6cm in altezza e in larghezza (quindi 0,3cm per ogni lato), oltre le misure effettive, sono stati inseriti per prevedere le abbondanze. Queste sono fondamentali per creare un prodotto adatto alla stampa, e rappresentano quella parte di disegno definito "di sicurezza" che ci viene in aiuto quando la macchina taglierà la pagina per confezionarla. Infatti molti disegnatori concepiscono questo macchinario come un dispositivo laser preso in prestito da Guerre Stellari, ovvero incapace di sgarrare neanche di mezzo millimetro... niente di più sbagliato! Procedimenti meccanici come quelli sfarfallano sempre.
E' come avere su un foglio bianco un quadrato rosso, mentre voi tenete in mano una formina tagliente delle stesse identiche dimensioni del quadrato; e poi vi si chieda di appoggiarlo sopra in maniera perfetta ma veloce, in modo che il quadrato di carta tagliato sia completamente rosso, senza neanche un filino bianco ai bordi. Impossibile, dico io. La soluzione a questo enigma sono proprio le abbondanze, ovvero sul foglio bianco facciamo un quadrato rosso più grande della nostra formina, in modo che siamo sicuri al 100% di tagliare un quadrato del tutto colorato.
Vediamo insieme la gabbia originale.


Le linee rosse rappresentano il taglio ipotetico, cioè al lordo dello sfarfallio della macchina in fase di taglio. Le linee blu invece rappresentano la gabbia. Questa di solito dista 1cm dal bordo della pagina al vivo.
Ingabbiamo la nostra tavola, ridimensionandola al fine di inserire le vignette dentro le nostre linee blu.


La larghezza della gabbia fatta dal nostro Francesco è più stretta della nostra disegnata con le linee blu, ma va bene così! Questo perché la gabbia spesso è 13cm e non 14cm, e va allineata alla linea blu verticale di destra o di sinistra in base alla pagina come verrà impaginata, ovvero se è dispari o pari. Ad esempio questa è pagina 1, dunque la allineeremo a destra.
Ora veniamo al problema di formato di questa tavola. La parte in grigio che ho colorato rappresenta tutto quel disegno necessario per completare il nostro file, ma che non esiste nella tavola originale. Se riguardate la scansione originale, noterete come le vignette siano molto vicine al bordo del foglio.
ATTENZIONE: in questo caso il fatto che manchi del disegno è ininfluente, perché non ci sono vignette al vivo e quella parte diventerà bianca, ma avendo in mente quanto detto prima circa le abbondanze, capite bene che se avessimo avuto vignette al vivo sarebbe mancato molto disegno utile ad una corretta stampa della tavola.
Ci sono autori che disegnano su A4, altri A3 o altri formati. Questo non è importante per chi lavorerà quelle tavole. L'unica cosa che conta è mantenere le proporzioni. Sappiamo che il tutto deve finire in un file 16x21, che la gabbia in cui devono muoversi le vignette è alta SEMPRE 14cm, mentre la larghezza è spesso 13cm. Dire quanti cm servono di abbondanza o quanto deve distare la vignetta dal bordo del foglio è inutile, perché dipende dalle dimensioni del foglio usato dal disegnatore. E' utile invece ricordare l'esempio della formina e del quadrato rosso: più è grande questo quadrato, più starete creando un file adatto ad ogni tipo di stampa!
 Passiamo ora alla pulizia della tavola. Come dicevamo all'inizio, anche se un disegno appare privo di imperfezioni, vi basterà andare di zoom per scoprire un mondo magico, fatto di vignette interrotte, piccole sporcizie del foglio o del piano dello scanner.


Trovo utile per scovare aloni grigi intorno alle vignette, o in giro per la tavola, "invertire" il disegno, ovvero trasformarlo in negativo. Vi assicuro che è molto più facile vedere lo sporco bianco su fondo nero, piuttosto che il contrario.
Terminato questo lavoro di pulizia generale, la tavola è pronta per essere esportata, nel caso il lettering venga fatto in Illustrator (come nel mio caso), oppure per essere letterata direttamente in Photoshop.
Vediamo i settaggi per avere un file quanto più leggero possibile, senza avere perdite di qualità.


Spero di non aver tralasciato alcun passaggio, magari svolto in automatico, ma che invece meritava un'attenzione maggiore. In tal caso farò qualche integrazione. Per dubbi o domande non esitate a scrivermi.

Ora questi procedimenti mi appaiono del tutto chiari, ma vi garantisco che qualche anno fa ero disorientato come potrebbe esserlo qualcuno di voi adesso, quindi niente panico :-)

Grazie per l'attenzione e arrivederci alla prossima guida: LETTERING CHE PASSIONE

domenica 11 settembre 2011

Fumetto seriale o miniserie

Le storie seriali raccontate negli ultimi decenni, in questo caso attraverso il linguaggio del fumetto, hanno avuto sempre la peculiarità di essere di per sé immutabili nel loro schema originale. Progetti destinati a stabilire una traccia iniziale, identitaria, fuori dalla quale è assai difficile andare.
Un bellissimo articolo di Gianfranco Manfredi spiega ampiamente come l'eroe delle storie seriali deve sempre fare i conti con ciò che può (e deve fare) e con ciò che non può assolutamente fare. Tex deve mantenere un decoro e un'integrità morale ineccepibile, mentre Dylan Dog non può in alcun modo terminare il suo amato galeone, come dimostrato nel numero 300 (auguri!).
Il fumetto seriale inoltre viaggia su due binari paralleli: da una parte c'è la storia, scritta e sceneggiata per entrare nel centinaio di pagine utili a comporre un albo, mentre dall'altra c'è l'universo dentro il quale i personaggi agiscono, un mondo che si sposta lentamente ma inesorabilmente. Una costellazione di piccoli tasselli che saltuariamente si avvicinano, per poi unirsi o allontanarsi per sempre, nel giro di mesi o anni; il plot di una vita, nato dalla mente di un autore ma che passa come un testimone da uno scrittore all'altro.

La miniserie a fumetti invece è un format balzato agli onori della cronaca negli ultimi anni, nato come esperimento editoriale un po' snobbato, ma che ora trova spazio anche negli antichi baluardi del fumetto italiano (aspettando Shanghai Devil). Molti autori vivono questa nuova esperienza come un trampolino o come un laboratorio alchemico in cui sperimentare linguaggi e sintassi nuovi. L'azzardo è consentito, a fronte di un investimento non impossibile dell'editore, che decide di riporre fiducia in autori e disegnatori volenterosi di dire al mercato qualcosa di nuovo. La miniserie richiede continuity, temporale quanto spaziale ma non solo: i personaggi si muovono coerentemente, ricalcando non di rado percorsi evolutivi necessari a trasmettere il messaggio in testa all'autore. L'eroe diventa buono o cattivo, traditore o redento, il tutto in un cerchio che si chiude al termine della serie.

Personalmente... ho vissuto altalenanti favori in merito ai due format. Qualche anno fa mi irritavo quando acquistavo un albo seriale e non era uno dei pochi che fa avanzare la lancetta del plot generale: lo avvertivo come un tradimento.
La miniserie invece mi dava la sensazione che avere tra le mani un'opera compiuta, o comunque circoscritta, mi aiutasse a vivere un'emozione completa, senza rimpianti.
All'oggi le due visioni sono molto più sfumate, cosicché acquistare un Dampyr mi permette di riprendere il filo di una storia mai interrotta, mentre leggere The Secret è come sfogliare un piccolo libro in cui l'eroe nasce, vive e muore, narrativamente parlando.
I fumetti seriali sono forse un impegno che poche case editrici sono ancora disposte a prendersi, ma di sicuro sono molti i lettori che vorrebbero sentirsi immortali, come i loro eroi senza tempo, capaci di fermare e far ripartire le lancette di una storia.