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mercoledì 24 agosto 2011

Mattino di primavera


In una casa di campagna viveva una vecchietta, che tutti i giorni si alzava mesta, di buon'ora, come faceva da quando era bambina. Consumava una modesta colazione e si recava subito nel campo dietro casa, dove da tempo cercava in tutti i modi di far crescere i fiori e le verdure che aveva seminato alcune settimane prima.
Ogni giorno l'impegno aumentava, così come i dolori che l'età aveva in serbo per lei, ma i fiori stentavano a sbocciare, e i frutti della terra a nascere. Qualche giorno l'anziana vecchietta tardava a cominciare il suo lavoro, perché abbisognava di un riposo un po' più lungo del solito; però affannato, mai sereno e davvero ristoratore.

Una bella mattina di primavera il sole era da poco spuntato dalla collina a est della casetta, e la piccola vecchietta aprì gli occhi, più vispi del solito. Con grande prontezza fu in piedi sulle sue pantofole consumate e si diresse rapida nel cortile di casa, senza neanche badare a fare colazione. In poco tempo aveva accudito metà del suo orto, e mentre soddisfatta si guardava indietro, notò un timidissimo bocciolo ai margini del verde prato. Tutta baldanzosa saltellò verso di esso e, guardandolo più da vicino, fece un gran sorriso che le riportò in vita tutte le piccole e profonde rughe collezionate in un'intera lunga vita. Era felice.
Si guardò intorno e altri fiori era spuntati.
Un'invisibile lacrima le rigò il viso e per un'attimo un'ombra di malinconia prese il posto della gioia; ma fu solo un istante, già finito, già dimenticato.

La vecchietta tornò così a sorridere come quando era bambina, avendo ormai capito che quella mattina, dal suo letto, non era mai scesa.

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