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domenica 11 settembre 2011

Fumetto seriale o miniserie

Le storie seriali raccontate negli ultimi decenni, in questo caso attraverso il linguaggio del fumetto, hanno avuto sempre la peculiarità di essere di per sé immutabili nel loro schema originale. Progetti destinati a stabilire una traccia iniziale, identitaria, fuori dalla quale è assai difficile andare.
Un bellissimo articolo di Gianfranco Manfredi spiega ampiamente come l'eroe delle storie seriali deve sempre fare i conti con ciò che può (e deve fare) e con ciò che non può assolutamente fare. Tex deve mantenere un decoro e un'integrità morale ineccepibile, mentre Dylan Dog non può in alcun modo terminare il suo amato galeone, come dimostrato nel numero 300 (auguri!).
Il fumetto seriale inoltre viaggia su due binari paralleli: da una parte c'è la storia, scritta e sceneggiata per entrare nel centinaio di pagine utili a comporre un albo, mentre dall'altra c'è l'universo dentro il quale i personaggi agiscono, un mondo che si sposta lentamente ma inesorabilmente. Una costellazione di piccoli tasselli che saltuariamente si avvicinano, per poi unirsi o allontanarsi per sempre, nel giro di mesi o anni; il plot di una vita, nato dalla mente di un autore ma che passa come un testimone da uno scrittore all'altro.

La miniserie a fumetti invece è un format balzato agli onori della cronaca negli ultimi anni, nato come esperimento editoriale un po' snobbato, ma che ora trova spazio anche negli antichi baluardi del fumetto italiano (aspettando Shanghai Devil). Molti autori vivono questa nuova esperienza come un trampolino o come un laboratorio alchemico in cui sperimentare linguaggi e sintassi nuovi. L'azzardo è consentito, a fronte di un investimento non impossibile dell'editore, che decide di riporre fiducia in autori e disegnatori volenterosi di dire al mercato qualcosa di nuovo. La miniserie richiede continuity, temporale quanto spaziale ma non solo: i personaggi si muovono coerentemente, ricalcando non di rado percorsi evolutivi necessari a trasmettere il messaggio in testa all'autore. L'eroe diventa buono o cattivo, traditore o redento, il tutto in un cerchio che si chiude al termine della serie.

Personalmente... ho vissuto altalenanti favori in merito ai due format. Qualche anno fa mi irritavo quando acquistavo un albo seriale e non era uno dei pochi che fa avanzare la lancetta del plot generale: lo avvertivo come un tradimento.
La miniserie invece mi dava la sensazione che avere tra le mani un'opera compiuta, o comunque circoscritta, mi aiutasse a vivere un'emozione completa, senza rimpianti.
All'oggi le due visioni sono molto più sfumate, cosicché acquistare un Dampyr mi permette di riprendere il filo di una storia mai interrotta, mentre leggere The Secret è come sfogliare un piccolo libro in cui l'eroe nasce, vive e muore, narrativamente parlando.
I fumetti seriali sono forse un impegno che poche case editrici sono ancora disposte a prendersi, ma di sicuro sono molti i lettori che vorrebbero sentirsi immortali, come i loro eroi senza tempo, capaci di fermare e far ripartire le lancette di una storia.

9 commenti:

  1. Ho fatto un mini post per promuoverti, Fumettà.
    Non ti porterà la fama, ma almeno quando verrò a bussare alla tua porta a pretendere la carità potrò dirti "ti ricordi di quando ti ho fatto pubblicità sul blog?".

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  2. Luccio, io con te sento di avere un'eterna riconoscenza in generale, e mi piace sia così.

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  3. Bellissimo post, Federico. Lo rimbalzo subito sul mio blog!

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  4. Siete in troppi a "rimbalzare", imparate a scriverli gli articoli e non a copiarli sempre altrove, spesso senza neanche citare le fonti.
    Non è una critica ma è un dato di fatto di quello che succede nei tanti siti/blog/forum di Dylan Dog.

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  5. Articolo copiato pari passo da qui
    a ddcomic
    Volevo dirvelo

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  6. Sono letteralmente impietrito: come può accadere che un semplice post scritto di getto, assolutamente pescando da quello che mi frullava per la mente, possa essere definito "Articolo copiato pari passo..."? L'unica fonte che ha aiutato il mio ragionamento è l'articolo di Manfredi, che ho citato. Forse non dovrei giustificarmi, ma francamente sono molto dispiaciuto. Il mio non è un articolo (dopotutto non sono neanche un giornalista) ma un pensiero personale.

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  7. Guarda che forse non hai inteso Federico, le critiche precedenti non erano rivolte a te bensì a siti o blog che hanno copiato pari passo il tuo articolo o pensiero che sia, io credo fermamente sia così e infatti è successo come ti è stato anche detto dove.

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  8. Ah caspita, avevo davvero frainteso! Chiedo venia e grazie per la segnalazione.
    Personalmente non posso che ringraziare chi ha ripreso il mio pensiero e l'ha moltiplicato per cento! Che poi questo sia più o meno corretto verso i lettori di un blog famoso come quello non sta a me dirlo.

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  9. Credo che il compito di un blog sia diffondere cultura o notizie fresche, se tutti si mettono a "moltiplicare" i pensieri altrui va anche bene ma con internet oggi il tam tam è fin troppo semplice per cui non serve riportare lo stesso articolo in ogni blog, servono idee nuove e tempo e voglia per scriverle.
    In questo mi appoggio alle critiche, per il resto sono d'accordo con te.

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